martedì 28 febbraio 2012

Dead Man Walking


Apprendiamo oggi (28/02) che a Claudio Ranieri è stata accordata una sorta di fiducia a termine: in pratica se l’Inter non batte il Catania a S.Siro, il tecnico testaccino verrà esonerato. A parte che il Catania è in forma smagliante e sarà durissima contro di loro, a me è il discorso stesso di una permanenza legata alla spada di Damocle dell’esito di una partita a non convincere affatto. Ranieri è di fatto già esonerato, perché in una situazione del genere l’unica possibilità che avrebbe di continuare a rimanere sulla panchina dell’Inter almeno fino alla fine della stagione, sarebbe quella di infilare una serie di 6/7 vittorie consecutive come fece nel periodo a cavallo fra i due anni solari; pensare che l’Inter vista ultimamente sia in grado di compiere una sterzata simile, francamente è da fantacalcio o da mondo di Oz.

Ranieri non ha fallito solo per colpe sue, ne abbiamo convenuto un pò tutti quanti e a più riprese; però del suo ce ne ha messo eccome, perché quando non riesci a ridisegnare un modulo per inserirvi uno come Sneijder, che bene o male è l’unico giocatore rimasto all’Inter in grado di dare quel “qualcosa in più”, vuole dire che non sei in grado di reggere la panchina di una squadra che si propone certi traguardi, mica la provinciale che deve salvarsi. Lui stesso dichiarò che avrebbe puntato molto sull’olandese salvo poi tenerlo in panca o sostituirlo in più di un’occasione; non dandogli continuità è abbastanza prevedibile che in una situazione già difficile uno non riesca a prendere in mano il bandolo della matassa. La giustificazione è che non reggiamo lui più due punte: beh, certo, se alle spalle a fare da argine gli metti tre monumenti come Cambiasso, Zanetti e Stankovic (il termine è riferito alla loro mobilità, oltre che ai meriti sportivi), di punte non ne reggiamo nemmeno una.

Lasciando perdere il discorso di Guarìn, ennesimo mistero della nostra dirigenza, hai comunque in rosa Poli e Palombo che non sono certo due giocatori di prima fascia, ma che è gente che almeno ha un po’ più “benzina” dei tre citati sopra e forse anche un po’ più voglia di correre, di sbattersi e di “legnare” un pò. Non vuole essere un’accusa a tre splendidi giocatori che resteranno sempre nella nostra storia e nella nostra memoria e ai quali saremo eternamente grati per quello che hanno saputo fare e dare all’Inter, ma in questo momento non sono più in grado di reggere il numero di partite che gli fa giocare Ranieri e, soprattutto, non andrebbero mai schierati tutti e tre contemporaneamente nello stesso reparto; massimo ne potrebbe giocare uno, con Zanetti eventualmente dirottato sulla fascia. E’ gente che ha dato tutto sia dal punto di vista fisico che mentale e insistere su di loro in maniera così testarda dimostra a mio parere una certa perdita di senso della realtà.

Quando poi ogni partita schieri un modulo diverso con giocatori in ruoli diversi (Faraoni a Marsiglia esterno alto nel 4-2-3-1 è stato l’apice) per poi finire sempre col tirarli tutti indietro nella tua metà campo alla ricerca di limitare i danni che poi invece si materializzano inevitabilmente, anche questa è una chiara dimostrazione che hai perso il bandolo della matassa e non sai più che pesci pigliare; con l’aggravante che i giocatori ne escono frastornati e ti seguono sempre di meno, anche se a parole assicurano il contrario. E’ evidente a tutti che cambiare allenatore per la terza volta in un anno e per la quinta in due, quasi certamente non servirebbe a nulla se non a fare riempire pagine di giornali e di testate on-line che non vedono l’ora di esporre l’Inter al pubblico ludibrio; ma con un grado di certezza ancora più alto servirebbe ancora meno continuare a insistere su questo allenatore che è già di fatto delegittimato anche nei confronti dei giocatori stessi.

E’ triste ammetterlo ma serve la cosiddetta “scossa”, così come si applica il defibrillatore a un moribondo il cuore del quale si è arrestato già da un paio di minuti: è la mossa della disperazione, ma è l’unica da fare perché non ti resta altro e, in ogni caso, non c’è più niente da perdere. Non ditemi la faccia e la dignità perché quella quest’anno l’abbiamo già abbondantemente persa. Ci siamo abituati alla sconfitta, noi come i giocatori e tutto l’ambiente, e questa è la cosa peggiore che possa capitare a un gruppo di atleti. Il “sor Claudio” è giunto al capolinea, e prima se ne rende conto ciascuno dei protagonisti di questa vicenda e meglio sarà per tutti: dobbiamo raggranellare 6/7 miseri punti per evitare una situazione pazzesca e questo ritengo possa riuscire a farlo chiunque. Per avere anche una benché minima speranza di agguantare almeno un posto in Europa League, urge un cambio di rotta il più presto possibile. Anche se dovessimo “sfangarla” col Catania, i nodi si ripresenterebbero subito dopo puntualissimi a imbrigliare il pettine; quindi tanto vale “staccare la spina” il più presto possibile, per essere nella condizione quantomeno la meno peggiore possibile per cercare di arrivare nei quarti di Champions. Dopodichè arrivederci e grazie a tutti quanti.

Per due anni abbiamo ripetuto le stesse cose come in un assurdo e delirante copia-incolla e la cosa veramente inspiegabile è come gli unici a non rendersi conto a che cosa si stesse andando incontro erano proprio coloro che sono preposti e deputati a prendere le decisioni per quello che dovrebbe essere il bene della Società. Ci auguriamo, oltre a tutto quello che stiamo patendo, di non scoprire fra qualche tempo come ci fosse invece una ragione precisa, al momento tanto incomprensibile quanto inconfessabile, a determinare questa situazione che non avrebbe potuto prefigurare neanche il più abile dei romanzieri o il più incallito dei pessimisti.

Concludo con una breve nota sulle dichiarazioni di Buffon. Direi che, oltre a perdere un’ottima occasione per stare zitto, la cavolata più grossa è che è andato lui a dichiarare una cosa che nessuno gli aveva chiesto; inoltre è andato in palese contraddizione all’interno della dichiarazione stessa, perché ha voluto fare la figura dell’onesto a tutti i costi affermando che comunque non si è reso conto se il pallone fosse entrato o meno…ma per favore! Come fai a non renderti conto che il pallone è entrato in porta di un metro? Questo non vuol dire che istintivamente tu non debba provare comunque la parata questo nessuno te lo contesta. Quanto poi alla dichiarazione che anche se se ne fosse accorto non l’avrebbe mai fatto notare all’arbitro, è anche questa doppiamente inopportuna: primo perché sei il capitano della Nazionale e un giocatore di primo piano a livello mondiale, mica un Comotto qualsiasi (con tutto il rispetto), e secondo perché nessuno avrebbe preteso da lui una cosa del genere, non siamo mica né santi nè verginelle. Proprio per questo ancora più inutile e controproducente dichiararlo apertamente. Ne sarebbe uscito molto meglio per esempio dicendo: "Io faccio il portiere e devo provare a prenderle tutte anche quando sembrerebbe impossibile; dove era il pallone l’avete visto tutti. Però non potete chiedere a noi calciatori di autoarbitrarci le partite"; o qualcosa del genere. Invece Mr. Gigi non si è lasciato sfuggire l’occasione per ribadire che lui è una bandiera storica di una squadra dove "Vincere non è importante: è l’unica cosa che conta" e dove "Il fine giustifica i mezzi". Molto comodo e facile sbandierare la propria onestà per avere corretto la decisione arbitrale in occasione di un calcio d’angolo contro l’Udinese: "La mia onestà e correttezza valgono più di un calcio d’angolo" dichiarò allora il portierone nazionale. Di un calcio d’angolo sì, di un gol contro il Milan no: grazie per la precisazione Gigi, ma non ce n’era affatto bisogno; chi vi conosce bene non aveva certo alcun dubbio al riguardo.

Alex
domenica 26 febbraio 2012

Ancora una sconfitta. Ranieri ha la valigia in mano (?)


Continua impietoso il calvario dell’Inter che anche a Napoli rimedia una sconfitta e dà l’impressione di essere in una crisi infinita. A questo punto sostituire l’allenatore serve davvero a poco ma è l’unica soluzione possibile.
Ranieri deve fare a meno di Maicon e Ranocchia infortunati e all’ultimo momento si aggiunge anche Chivu fermato dall’influenza. In difesa spazio a Faraoni a destra con Nagatomo a sinistra e Lucio e Samuel centrali. A centrocampo i tre monumentali (nel senso che somigliano sempre più a monumenti e non a giocatori) Cambiasso, Stankovic e Zanetti mentre Sneijder agisce dietro le due punte Forlan e Milito.
Primo tempo di chiara marca partenopea con il Napoli che attacca e l’Inter che si limita a difendere senza mai attaccare. L’unico tiro nerazzurro arriva nel finale di tempo con Sneijder su punizione.
Nella ripresa colpo di genio di Ranieri che toglie Sneijder e Forlan e inserisce Pazzini e Cordoba. L’Inter passa ad una sorta di 3-4-3 (o 3-5-2, cambia poco) con Cordoba che compone il terzetto difensivo con Lucio e Samuel e Faraoni che fa il terzo attaccante (o se preferite il quinto centrocampista). L’Inter è più vivace e cerca di rendersi pericolosa. Ma non fa i conti con la propria retroguardia. Lucio rimedia una prima volta ad un errore di Cordoba salvando su Lavezzi ma al 14esimo bella azione di Dzemaili, palla a Lavezzi che mira sul secondo palo e trafigge Julio Cesar.
Ranieri inserisce Poli per Stankovic ma non succede praticamente nulla. Nemmeno quando, a circa dieci minuti dal termine, Aronica viene espulso per fallo su Faraoni.
L’unico tiro nerazzurro arriva quasi sul gong con Nagatomo che crossa in area un pallone perfetto che deve essere solo spinto in rete ma che Pazzini di testa (la sua specialità) spedisce incredibilmente fuori. Finisce 1-0.
Quinta sconfitta in sei gare nel girone di ritorno, quarta sconfitta consecutiva, settima sconfitta in otto gare considerando anche Coppa Italia e Champions League. Ce n’è abbastanza per valutare l’idea di cambiare guida tecnica, anche se, come detto, in questo momento serve davvero a poco. Bisognerebbe fare un po’ di “pulizia”, panchinare i vari Cambiasso, Stankovic, Forlan, Zarate, Cordoba, Chivu e dare spazio ai giovani. Ecco perché preferirei un allenatore esterno alla probabile soluzione interna con Baresi e Figo.
Qualche settimana fa (se non sbaglio dopo Roma-Inter) dissi in modo provocatorio che dovevamo puntare a fare qui 4-5 punti necessari per raggiungere la quota salvezza e che il nostro obiettivo non poteva che essere quello. I fatti mi stanno dando sempre più ragione. Avrei preferito essere smentito.

TABELLINO

NAPOLI-INTER 1-0

Marcatori: 14' st Lavezzi

Napoli (3-4-1-2): De Sanctis; Campagnaro, Cannavaro, Aronica; Maggio, Gargano, Inler, Zuniga; Dzemaili (43' st Dossena); Lavezzi (37' st Britos), Cavani. A disp.: Rosati, Grava, Fernandez, Pandev, Vargas. All.: Mazzarri.

Inter (4-3-1-2): Julio Cesar; Faraoni, Lucio, Samuel, Nagatomo; Zanetti, Stankovic (21' st Poli), Cambiasso; Sneijder (1' st Pazzini); Milito, Forlan (1' st Cordoba). A disp.: Castellazzi, Zarate, Palombo, Obi. All.: Ranieri.

Arbitro: Bergonzi di Genova
Entius

Napoli-Inter: i numeri della partita (e consigli per chi scommette)

Napoli-Inter, posticipo di qusta giornata, domenica ora 20:45
Napoli-Inter non è una partita da dolci ricordi per i colori nerazzurri, non tanto perchè teatro di particolari rovinose cadute o dolorose sconfitte, ma perchè, sinceramente, non è così facile ricordarsi l'ultima buona prestazione dell'Inter davanti al caldissimo pubblico del San Paolo. Precisamente, bisogna risalire alla stagione 1997/1998, nell'ottobre '97, quando un gol di Galante ed un autogol di Turrini stesero 0-2 un Napoli che in quella stessa stagione non sarebbe riuscito a salvarsi dalla retrocessione. Da ben 5 partite consecutive l'Inter non riesce a vincere nella città di Pulcinella, avendo ottenuto in queste soltanto 3 sconfitte e 2 pareggi.
68 sono le sfide finora giocate al San Paolo dalle due formazioni ed il bilancio dei risultati pende decisamente dal lato dei partenopei, che hanno tenuto a Napoli i tre punti in ben 32 occassioni, lasciando invece ai nerazzurri solamente 18 vittorie. Per altrettante 18 partite invece le squadre non si sono fatte dal male spratendosi la posta in gioco con un pareggio. L'ultimo gol targato Inter nello stadio degli uomini di Mazzarri è stato segnato nel maggio della scorsa stagione da Eto'o, un grandissimo tiro dal limite dell'area, che però è stato reso vano grazie al pareggio di Zuniga. Le sfide tra le due squadre non sono ricche di gol e lo dimostra il fatto che nelle ultime 10 sfide in casa del Napoli sono stati solo 17 i gol realizzati nel complesso, di cui, nello specifico, 9 nerazzurri e 8 azzurri, ma 8 di questi 9 gol della squadra attualmente allenata da Ranieri, sono stati realizzati negli anni novanta, mentre il gol di Samuel Eto'o poc'anzi ricordato è l'unico messo a segno dall'Inter nel nuovo millennio. Il risultato che più volte s'è, ultimamente, ripetuto è l'1-0, sempre a favore del Napoli, gli ultimi dei quali firmati Matuzalem (2001) e, nel 2008 e nel 2009, da Zalayeta.
Impossibile negare che gli uomini di Mazzarri partano, per la sfida di domani sera, da sicuri favoriti e non solo visti i numeri delle ultime sfide, chiaramente a loro pro, ma anche per il periodo che stanno passando gli azzurri, che dopo un inizio di 2012 decisamente complesso, con 1 sola vittoria, proprio contro l'Inter in Coppa Italia, 4 pareggi e 2 sconfitte, hanno ottenuto 3 vittorie consecutive segnando 8 gol e subendone soltanto 1 martedì contro il Chelsea in Champions League. L'Inter invece, lo sappiamo bene, arriva da una serie di 7 partite senza vittoria, delle quali ben 6 sono sconfitte e che hanno portato in casa nerazzurra la pessima statistica di appena 4 reti realizzate (tutte contro il Palermo) e ben 16 gol subiti. Non ci resta che sperare che San Siro chieda una mano all'amico San Gennaro e, per una volta, il patrono di Napoli dia una mano ai buoni invasori del nord, perchè forse, senza offesa, oggi i nerazzurri hanno più bisogno di aiuto dall'alto rispetto ai partenopei.

Consigli per chi scommette (quote SNAI)
Inutile dire che l'1 secco è molto meglio quotato del 2: un comunque buon 1,80 per il primo contro un largo, ma dovuto, 4,15 per il secondo. Interessante a mio parere anche l'x, quotata 3,60 e non impossibile se l'Inter cercasse di evitare l'ennesima batosta e facesse una partita chiusa in difesa. Poco interessanti questa settimana, per questa partita, le quote consigliata da SNAI per la giocata "goal", a 1,73, e "no goal", a 1,95. Molto meglio, se si volesse rischiare qualcosa, puntare piuttosto su un under1,5 incredibilmente quotato 3,10: sicuramente le orripilanti prestazioni della retroguardia nerazzurra e l'ottimo stato di forma di Cavani&Co. hanno fortemente condizionato questa valutazione di gioco, ma bisogna sottolineare come i numeri messi in luce dalle precedenti sfide non escludono affatto un risultato striminzito. Il mio l'ho fatto, a voi la puntata ora gente!

Andrea - Inter Cafè
venerdì 24 febbraio 2012

Il fardello della gratitudine


L'ingratitudine è una delle peggiori manifestazioni del comportamento umano, almeno a mio parere; non essere grati e riconoscenti verso coloro che ci hanno aiutato quando ne avevamo bisogno o semplicemente regalato soddisfazioni e bei momenti è da persone aride e prive di umanità. Siccome il nostro Presidente, nonostante possa avere altri difetti non è certo annoverabile fra questo tipo di persone, si è sentito in qualche modo in debito con i giocatori che hanno reso possibile la coronazione di quello che era un suo sogno già quando assunse inizialmente la presidenza dell’Inter: tornare a vincere, ma soprattutto riportare sulla sponda nerazzurra del Naviglio quella Coppa dei Campioni che per ultimo vi aveva portato suo papà ben 45 anni prima.

Sicuramente c’è stato anche un discorso di progressivo disimpegno economico che ha portato a frenare sull’ingaggio di quelli che potevano e dovevano essere giocatori che avrebbero garantito un ricambio di qualità, ma io sono abbastanza convinto, o forse semplicemente mi piace crederlo, che questo sentimento di gratitudine abbia avuto un suo peso nelle valutazioni personali di Moratti verso questi giocatori. Non è facile convincersi che grandi giocatori e grandi uomini di sport possano arrivare un giorno a non farcela più: ci sono cascati in tanti su questo errore, i primi che mi vengono in mente Bearzot dopo i Mondiali di Spagna del ’92 e Lippi dopo quelli di Germania 2006.

La gratitudine e la riconoscenza hanno probabilmente impedito al nostro Presidente di rendersi conto fino in fondo che oltre a Materazzi e Cordoba, anche Zanetti, Stankovic, Cambiasso, Chivu, Samuel, Lucio, Maicon, Motta e Milito necessitavano, seppure ognuno in misura diversa, di essere inizialmente affiancati, per essere poi progressivamente sostituiti, da giocatori più giovani che garantissero almeno un buon livello di competitività, visto che sarebbe stato comunque quasi impossibile ricreare la magica ed irripetibile squadra del Triplete con le risorse finanziarie a disposizione attualmente della famiglia Moratti. E’ la dura legge del calcio e dello sport in generale: arriva prima o poi il momento nel quale qualsiasi atleta, anche il più professionale e straordinario (vedi Zanetti), non riesce più a mantenere un certo livello. Il nostro Presidente, che probabilmente molto più di altri, è un istintivo, un passionale e un innamorato della propria squadra ha ecceduto in gratitudine e ha ritenuto, o forse più sperato, che questi giocatori potessero durare ancora due o tre stagioni, e ha fatto sì che fossero affiancati da giovani non ancora affermati in maniera da spendere meno e creare loro al contempo una concorrenza diciamo più “morbida”.

Il guaio è che in questa maniera non è stato fatto l’interesse di nessuno: né il suo personale, né quello della Società, né quello dei giocatori stessi. Suo perché se avesse ceduto l’Inter dopo la conquista della Champions o del Mondiale per Club, avrebbe realizzato più del doppio di quello che realizzerebbe cedendola ora, oltre ad uscire di scena da vincitore e a “testa alta”. Della Società perché in questo modo l’ha portata nel bel mezzo di una palude dalla quale sarà molto difficile uscirne in tempi ragionevolmente rapidi. Dei giocatori perché gente che fino a poco tempo fa era ai vertici del calcio mondiale si ritrova ora esposta al pubblico ludibrio e rischia di concludere una fantastica carriera nel peggiore dei modi. A proposito di ludibrio non ho degnato di una sola parola la vicenda dello striscione fatto impugnare a Filippo, un bambino di 9 o 10 anni, prima della gara casalinga contro il Bologna; chi glielo ha messo in mano ha dimostrato falsità, vigliaccheria, poca intelligenza e scarso attaccamento ai nostri colori. Falsità perché Filippo, data la sua età, non può essere stato preso in giro più di tanto dai suoi compagni di scuola (al massimo qualche mese); semmai è lui che per anni li ha potuti “sbeffeggiare” un bel pò.

Vigliaccheria perché se si ha qualcosa da contestare non si approfitta di un bambino per dare voce alle proprie rimostranze, tipo l’aberrazione assoluta di chi porta bambini in piazza a contestare con cappellini e bandiere di questo o quel colore politico. Poca intelligenza e scarso attaccamento perché in questo modo si ridà fiato a quelli che nell’era “moggiana” sbeffeggiavano l’Inter con barzellette varie e ogni tipo di battute più o meno azzeccate: contrariamente ad allora adesso un recentissimo passato vincente possiamo vantarlo eccome, e di fronte a certe battute o insinuazioni l’atteggiamento giusto sarebbe a mio parere quello di “sfanculare” qualcuno. Non abbiamo troppo fretta di ritornare i perdenti simpatici, rimaniamo anticipatici ancora per un po’, anche se non vinciamo; tanto ci massacrano comunque. Questo discorso mi dà anche lo spunto di tornare su quello che qualcuno potrà anche ritenere un mio “chiodo fisso”, ma un’Inter di nuovo perdente e allo sfascio, darà maggior vigore alle tesi revisioniste di tutti coloro “giovin signore” in testa, che pretendono di riscrivere la storia secondo l’equazione: "Ho vinto io, quindi è andata come dico io".

La storia, si sa, l’hanno sempre scritta i vincitori, un po’ dappertutto, ma soprattutto in un Paese senza spina dorsale e memoria storica come il nostro, dove ogni vicenda, anche la più lineare e scontata, viene periodicamente riaperta e rimessa in discussione. Qualcosa mi dice che la vicenda dello Scudetto nr. 14 non sia ancora finita, e farsi trovare ad affrontarla nelle condizioni in cui siamo e soprattutto rischiamo di essere nei prossimi anni, non rappresenta certo un punto di vantaggio. Sarà molto più facile per i revisionisti far passare la tesi: "Moratti e l’Inter hanno vinto quando Calciopoli ha messo fuori gioco la Juve: quind questi vanno risarciti in qualche modo". Anche da questo punto di vista, purtroppo, il Presidente non ha fatto un favore a nessuno, menchè meno a se stesso.

Seppure nei modi e nei tempi sbagliati, come avevamo scritto a suo tempo in uno dei più commentati post del vecchio Blog “IOINTERISTA.COM” (peraltro ancora on-line), “Ciccio” Benitez aveva avuto le sue buone ragioni ad essere incavolato e ad avere picchiato i pugni sul tavolo, perché pur avendo commesso degli errori dal punto di vista della preparazione atletica, aveva però capito che si stava imboccando una strada che avrebbe portato al disastro. A questo punto lancio una provocazione: perché non riaffidare a lui la guida tecnica per il tentativo di ricostruzione che sarà inevitabilmente da affrontare nella prossima stagione? Mou non torna, almeno per i prossimi 4/5 anni. Guardiola non viene: anche ammesso che si sia stufato di stare a Barcellona, per lasciare quella fantastica squadra esigerebbe investimenti per 100/120 milioni più il suo ingaggio e quello del suo entourage. Capello sta sulle balle a tutti e dal punto di vista investimenti porterebbe lo stesso problema di Guardiola. Potrebbe essere Villas Boas, ma anche lui ha dimostrato dei limiti e di essere in difficoltà in un ambiente un pò restio a rinnovare e con un livello di pressione decisamente inferiore di quello che troverebbe all’Inter. E' vero che i cavalli di ritorno di solito non funzionano, ma il corpulento spagnolo, oltre a essere un buon tecnico, avrebbe dalla sua il fatto di essere rimasto tutto sommato troppo poco nell'ambiente per essere condizionato da un eventuale ritorno e stavolta avrebbe dalla sua più voce in capitolo nelle scelte, dal momento che ha dimostrato che una buona parte di ragione ce l’aveva eccome.

Alex
mercoledì 22 febbraio 2012

Marsiglia-Inter 1-0: beffa Ayew, harakiri Ranieri


Cambiando la qualità della gara, il risultato non cambia. E' questo il concetto che passa dopo i 90' del Velodrome, che vedono l'Inter nuovamente sconfitta nonostante una gara in cui ha costruito occasioni, contenuto piuttosto bene un avversario non irresistibile, capitolando però a una manciata di secondi dal fischio finale quando lo 0-0 pareva ormai acquisito. Fa discutere la gestione del secondo tempo di Ranieri, che con il cambio Zarate-Obi e la scelta di tenere fuori Milito e Pazzini per tutta la durata dell'incontro potrebbe aver posto la pietra tombale sulla sua esperienza nerazzurra.

Il tecnico romano sorprende tutti, schierando una formazione iniziale assolutamente imprevedibile dopo le indicazioni offerte negli ultimi giorni: niente ritorno al 4-4-2, Sneijder in campo nel ruolo di trequartista, con la coppia d'attacco inedita Zarate-Forlan. A centrocampo semaforo rosso per Poli, che rimane in panchina per far spazio a Stankovic, mentre sull'out difensivo di sinistra c'è Chivu e non Nagatomo. Il Marsiglia risponde con l'undici previsto alla vigilia, con la pesante assenza del talentuoso attaccante Remy.

L'Inter parte sorniona, molto compatta col chiaro obiettivo di contenere l'incedere dei padroni di casa e ripartire negli spazi. Dopo una fase di studio, all'11' arriva già la prima occasione d'oro per i nerazzurri: Cambiasso lancia Forlan, l'uruguagio calcia come può costringendo Mandanda al grande intervento per mandare il pallone sopra la traversa. Anche se l'OM cerca di fare la partita, è la squadra nerazzurra a dare l'impressione di tenere meglio il campo, soffrendo pochissimo e creando anzi diversi pericoli in contropiede: al 23', Zarate serve Forlan in profondità, ma l'ex-Atletico dopo il bel movimento conclude debolmente.

Rischia tantissimo la squadra di Ranieri pochi minuti più tardi, quando Diawara colpisce male su una punizione tagliata in area e da due passi grazia JC, anche se il fuorigioco del difensore pareva abbastanza evidente. La gara, tutt'altro che bella da vedere, vive di sussulti. Zarate avrebbe la possibilità di cambiare la storia della sua permanenza in nerazzurro al minuto 37, quando Cambiasso chiude un bel triangolo con Sneijder servendo in area il liberissimo Maurito, che calcia malamente sprecando un'altra ghiotta occasione per il vantaggio. Nelle fila dei francesi si distingue, oltre all'ottimo terzino Azpilicueta, anche la punta Valbuena, che protesta in modo reiterato per qualsiasi cosa. Il primo tempo termina senza ulteriori episodi degni di nota, e le squadre vanno negli spogliatoi con un risultato tutto sommato giusto anche se i nerazzurri avrebbero potuto bucare Mandanda in almeno due occasioni.

La ripresa inizia con una tegola per Ranieri: Maicon alza bandiera bianca, e il tecnico romano manda in campo Nagatomo che va a fare il terzino destro al posto del brasiliano. L'Inter pare più intraprendente, mentre il Marsiglia retrocede di qualche metro anche se al 5' si rende pericoloso con un tiro di Cheyrou ribattuto da uno stoico Cambiasso. Zarate, che non si è più ripreso dopo l'errore clamoroso del primo tempo, all'ennesimo dribbling tentato e fallito viene sostituito da Ranieri, che però anzichè mettere dentro una punta inserisce Obi disegnando un 4-4-1-1 che lascia Forlan unica punta con Sneijder a supporto. Scelta che demolisce il potenziale offensivo della squadra, e che ripropone purtroppo un film già visto.

Alla mezz'ora arriva la terza, ghiottissima palla-gol per l'Inter: punizione di Sneijder, la palla area arriva in area a Stankovic che così come Forlan e Zarate tira una mozzarella che Mandanda para facilmente. Quattro minuti più tardi arriva l'occasionissima anche per l'OM, con Ayew che trova il tempo dello stacco su un cross da destra ma manda fuori. Sono le prove generali della beffa finale, che arriva puntuale a trenta secondi dalla fine: azione di corner, Chivu si perde Ayew che sigla il pesantissimo gol dell'1-0. Che non meritiamo, ma è la punizione severissima per non aver saputo indirizzare la partita sui binari giusti nel primo tempo, e per averla consegnata all'avversario con un cambio sciagurato e che non si spiega assolutamente in nessun modo.

Il 13 marzo ci vorrà l'impresa, ma la domanda a questo punto è: qualcuno ci crede ancora?

TABELLINO

OLYMPIQUE MARSIGLIA-INTER 1-0


Marcatori: 48′ st A.Ayew


Olympique Marsiglia: 30 Mandanda; 2 Azpilicueta (35' st Fanni), 21 Diawara, 3 N’Koulou, 15 Morel; 4 Diarra, 7 Cheyrou (39' st Kaborè); 18 Amalfitano, 28 Valbuena, 20 A.Ayew; 9 Brandao (28' st J.Ayew). A disposizione: 1 Bracigliano, 10 Gignac, 13 Traoré, 26 Sabo. Allenatore: Didier Deschamps.

Inter: 1 Julio Cesar; 13 Maicon (1' st Nagatomo), 6 Lucio, 25 Samuel, 26 Chivu; 4 Zanetti, 5 Stankovic, 19 Cambiasso; 10 Sneijder; 9 Forlan, 28 Zarate (18' st Obi). A disposizione: 12 Castellazzi, 23 Ranocchia, 18 Poli, 7 Pazzini, 22 Milito. Allenatore: Claudio Ranieri.

Ammoniti: Stankovic, Chivu, Zarate, Diawara.

Arbitro: Cuneyt Cakir (Turchia).

Antonio
martedì 21 febbraio 2012

Inter a Marsiglia, come un pezzo degli 883

Chi non conosce gli 883? Ok, non hanno fatto la storia della musica italiana, però chiunque conosce almeno una loro canzone, chiunque sa un ritornello da intonare durante un lungo viaggio in macchina, chiunque sa dell'assurda malinconia che mettono i testi di Max Pezzali, che, non a caso, è interista. Ebbene si, l'interista vive, si nutre della malinconia, della nostalgia dei bei tempi andati, è sempre stato così. Fino al 2006, con gli occhi al cielo ed un sospiro profondo, ritornavamo con la mente alle corse di Brehme, al talento di Matthaus, ai dribbling di Diaz, ai gol di Ronaldo, alle sgaloppate di Berti, e così via. Poi è successa una cosa improvvisa, assurda: abbia iniziato a vincere a raffica, così, senza preavviso e dunque abbiamo deciso di lasciarci andare, perchè alla fine ce lo meritavamo dopo tutti quegli anni. Quattro anni inebrianti di successi, quattro anni di bagordi coronati dalla incredibile notte di Madrid, dalla vittoria nostra e di Mourinho.
Già, proprio lui, l'unico uomo (parlo di tifosi di sesso maschile chiaramente eh) a cui canteremmo anche oggi, senza problemi, in una piazza piena di gente, a squarciagola, "Sei un mito", ma anche, allo stesso tempo, l'uomo che ci ha ricacciati dentro quella malinconia e nostalgia di cui scrivevo poco fa. Eh, che bei tempi ragazzi...che anni...o come cantavano gli 883, "Gli anni". Vedete? Sempre li si torna. Non so perchè, ma tre quarti dei titoli di canzoni che mi vengono in mente del gruppo degli anni '90, si ricollegano inscindibilmente, in qualche modo, al tifare Inter. Altri esempi? Con piacere. Cosa cantereste a Conte se ve lo trovaste oggi davanti? Credo che "Sei uno sfigato" andrebbe alla grande. E che dire dello schifoso periodo che stiamo vivendo, "Il grande incubo" direi, e la cosa che più fa male è che nessuno in società, nessuno, da Moratti ad Ausilio, da Filucchi a Branca, vogliono dirci davvero "Come mai".

Ok, l'esperimento è riuscito mi pare, però credo sia giusto spiegare anche perchè oggi mi ritrovo a pensare agli 883. Credo che, nel modo di scrivere di Pezzali, così semplice, banale, ma anche così incredilmente diretto e musicale, sia racchiusa quella nostalgia che puntualmente attanaglia gli animi degli interisti quando si scende in campo per una partita di Champions League. Domani sera, a Marsiglia, affronteremo una partita durissima visto che ci arriviamo ridotti a rottami psicologici, con Ranieri che medita di lasciare in panchina Sneijder (probabilmente Claudio lo terrà fuori con "Nessun rimpianto", ma Wesley lo manderà dritto dritto verso la "Rotta per casa di Dio" se dovesse succedere) e con i peggiori pensieri che attraversano le menti di noi nerazzurri. Ma so per certo che la prima cosa che farò sentendo quella musichetta, abbinata ad una sfida ad eliminazione diretta, sarà commuovermi ricordando quell'Inter così "Bella vera" della stagione 2009/2010, una squadra a cui dedicherei volentieri "Una canzone d'amore". Domani sarà una partita decisiva, molto più di quello che potrebbe apparire, e credo che si finirebbe per sminuirla se mi mettessi qui a parlare di tattiche, moduli e singoli. No, io ci butto dentro un pò di passione da tifoso, quella giusta grinta, perchè anche se giochiamo contro l'OM, in realtà domani giocheremo contro di noi, le nostre paure, i nostri ricordi e le nostre ansie.
Non so come andrà a finire, non mi illudo, ma neppure mi deprimo, non ci spero, ma neppure mi dispero. Arriviamo a questo match con, sostanzialmente, nulla da perdere, perchè abbiamo già perso tutto, perchè se usciamo sconfitti possiamo sempre dire: "E che ti aspettavi? Perdiamo con Lecce, Novara e Bologna e speravi di vincere con l'Olympique Marsiglia?", mentre se dovessimo vincere sarebbe una gioia inattesa, un attimo di luce in un periodo, calcisticamente parlando, di notte fonda. Una cosa però la so per certa: se fossi Ranieri, prima della partita, farei vedere un video della notte del 22 maggio 2010, così, giusto per ricordare che ogni tanto ci servirebbe a noi tifosi "Un giorno così, per cancellare centoventi giorni stronzi..." e poter smettere, ogni tanto, di sentirci così vicini ad i testi di Pezzali, che fa anche un pò sfigati, con un tutto il rispetto.

Andrea - Inter Cafè
domenica 19 febbraio 2012

Pres..non prendiamoci in giro!


Spaziando fra i vari blog e testate giornalistiche on-line, in questi giorni abbiamo avuto modo di leggere un pò di tutto: da chi difende a spada tratta Moratti, andando a mio parere a cozzare contro l’evidenza dei fatti, a chi vuole cercare a tutti i costi un “capro espiatorio” al quale attribuire le colpe dell’attuale situazione che si è venuta a delineare, andando perfino a ripescare la vecchia storia dei clan, sottoforma stavolta di “compagnia dell'asado”, che torna sempre di moda ogni qualvolta si cercano di individuare le cause di un periodo negativo.

Premesso che ci può anche essere un fondo di verità, come d'altra parte va detto che all'interno di un gruppo di giocatori, come di qualsiasi altro gruppo di lavoro, è abbastanza fisiologico che si formino sottogruppi di persone che si trovano meglio fra di loro per cultura, carattere e affinità varie, mi spiace dovere ammettere che anche in questo caso le eventuali colpe andrebbero attribuite alla Società. Nel momento in cui ti accorgi che uno di questi sottogruppi o clan che dir si voglia comincia ad assumere un potere tale da condizionare alcune scelte societarie, a quel punto bisognerebbe intervenire con decisione senza guardare in faccia a nessuno, e sottolineo a nessuno.

Per intenderci: se fosse vero che il gruppo “storico” degli argentini si sia opposto a suo tempo all’arrivo di Mascherano per un qualsivoglia motivo e la Società avesse deciso di non avvallare l’ingaggio del giocatore sotto la spinta di questa “pressione”, è ovvio che avrebbe fatto un errore clamoroso, in quanto in una qualunque organizzazione affinchè le cose funzionino al meglio, ognuno deve attenersi a quello che è il suo ruolo. Quando si verificano situazioni come quella nella quale versa attualmente l’Inter le responsabilità, più che le colpe, sono da distribuirsi fra tutti i soggetti operanti all’interno della Società, così come d’altra parte lo sono i meriti quando le cose funzionano bene e si ottengono i risultati. Ne và da sé perciò che a mio parere è abbastanza insostenibile la posizione di coloro che vorrebbero esentare o quasi il Presidente da colpe o responsabilità, in quanto, come avuto modo di dire in altre occasioni, è il vertice dell’organizzazione e ha quindi il compito di vigilare e cercare di capire dove ci siano dei problemi o delle cose che non vanno per cercare di intervenire e porvi rimedio nella maniera più efficace possibile.

Tutti siamo infinitamente grati a Moratti per questi anni di presidenza, anche per quelli durante i quali ha dovuto combattere una battaglia persa in partenza e lo ha fatto con grande profusione di energie e di capitali, evitando almeno che la squadra sprofondasse nell'anonimato del centro-bassa classifica e stabilmente fuori dalle competizioni europee: non riconoscergli questo sarebbe da sciocchi e da miopi, oltre che da ingrati. Sarebbe però allo stesso modo da miopi esimerlo, a mio parere, da ogni responsabilità per quello che è stato l’evolversi degli eventi dopo la fantastica conquista del “Triplete” : forse esagero un pò, ma nemmeno un infiltrato con l’intenzione di sabotare la squadra avrebbe potuto fare peggio (o meglio, a seconda dei punti di vista). Inoltre non mi hanno convinto un granchè i concetti che Moratti ha espresso nell’intervista rilasciata al Corsera, dal momento che, secondo me, ha dimostrato o di non averci capito molto in quello che è successo, oppure di volerci prendere un pò per i fondelli, “stile” Zio Fester con i tifosi rossoneri o “giovin signore monociglio” con quelli bianconeri.

Ha dichiarato che: "Chi ci contesta ha il diritto di farlo ma non ci aiuta". Grazie per il diritto, ma vorrei far notare al nostro Presidente che noi tifosi, soprattutto chi va allo stadio, di pazienza ne abbiamo avuta mi pare abbastanza, visto gli obbrobri ai quali abbiamo dovuto assistere in questi ultimi due anni, più fuori che in campo: il popolo nerazzurro è sempre stato vicino alla sua squadra e ai colori, anche dopo partite allucinanti come Inter - Schalke 2-5. Però anche la pazienza animata dall’attaccamento a una squadra ha un limite e ormai siamo abbastanza vicini al punto di rottura: se nei “piani alti” di via Durini non se ne sono ancora accorti, forse una contestazione civile può invece aiutare, prima che qualcuno degeneri in atti che sarebbero tanto spiacevoli quanto inutili. Poi ha dichiarato che il FPF non è uno scherzo e che certe voci contabili andavano sistemate: a parte che ho i miei seri dubbi sul fatto che siamo gli unici “intelligentoni” ad aver capito in anticipo su tutti gli altri la maniera migliore per adeguarsi a questa normativa un pò fantomatica messa a punto da Monsieur Platinì, non mi pare che si mettano a posto i conti con la semplice cessione dei giocatori migliori, fra l’altro a prezzi tutto sommato “di saldo”.

Uno dei passi fondamentali sarebbe cominciare ad investire su uno stadio di proprietà, con un terreno fra l’altro meno schifoso di quello del “Meazza” che avvantaggia le squadre meno tecniche che vengono a Milano per giocare a “tutti dietro e ripartire”. L’altro sarebbe quello di cominciare ad operare dei risparmi sul monte ingaggi, che all’Inter invece risultano essere molto alti, spesso spropositati. Vi siete mai chiesti perché l'Inter non riesce a cedere certi giocatori e, quando ci riesce, deve cederli a un valore minore di quello effettivo di mercato? Semplice: perché hanno ingaggi troppo alti. Tre milioni di euro a Muntari (che diventano circa sei di esborso per la Società) e a Pandev o i 3,5 a Chivu sono un’ignominia assurda. Ma anche il milione e duecentomila versato ad Alvarez, un giovane di 21 anni che in Italia non ha ancora dimostrato niente, men chè meno ha vinto.

E che dire di Guarìn che per venire a giocare (?) per cinque mesi, che se saranno tre sarà già un lusso dal momento che è arrivato “rotto”, si è visto raddoppiato l’ingaggio per prendeva nel Porto? E questo sarebbe adeguarsi al FPF? Per non parlare del fatto, come già analizzato in altre occasioni, che scivolando fuori dai vertici del calcio europeo e nazionale e addirittura fuori dalle coppe europee a forza di abbassare il tasso tecnico, cedendo uno alla volta i giocatori migliori, rispettare certi parametri servirà a poco, dal momento che poi diminuiranno o verranno addirittura a mancare gli incassi dell’UEFA e dei diritti TV. Se era necessario ridimensionare i costi si poteva e doveva fare in base ad un progetto ponderato e meditato, mentre l’impressione è che da noi sia stato fatto un pò “alla membro di cane”; ora rischiamo di pagarne le conseguenze per anni.

Per qualcuno essere interista deve equivalere ad essere “morattiano” ed accettare in toto i comportamenti e le scelte del Presidente: ognuno è libero di pensarla ovviamente come crede. Io però mi sento più che altro interista e l'Inter, come ho già avuto modo di sostenere altre volte, non è solo di questo o quel presidente: l'Inter è di tutti noi. I Presidenti vanno e vengono, la Società resta. Avrei preferito da parte di Moratti un bel “Abbiamo commesso degli sbagli; stiamo cercando risorse nuove per cercare di riportare l’Inter al posto che le compete e che merita”. Tutto qui, semplicemente. Un'ultima nota: in un'altra occasione avevamo avuto modo di affermare che Conte, che pur sta facendo un buon lavoro, ci sembrava un uomo sul perenne orlo di una crisi di nervi, per citare un noto film di qualche anno fa. La Juve non ha ancora avuto una piccola crisi vera e propria che solitamente, nell’arco di un’annata, prima o poi capita a tutte le squadre, vuoi per squalifiche, infortuni, cali di condizione, sfiga. Per un rigore, peraltro molto dubbio non dato su Pirlo (quello presunto su Giaccherini è stato pareggiato da quello su Giovinco), hanno scatenato il finimondo, dal momento che non sono riusciti nel sorpasso al Milan; se dovessero subire una sconfitta e due pareggi o viceversa in tre partite, sono molto curioso di “vedere l'effetto che farà”, servendomi stavolta di una citazione canora.

Alex
sabato 18 febbraio 2012

Siamo tutti un pò Filippo

C’è un’immagine che mi è tornata in mente questa notte mentre facevo fatica a prendere sonno dopo l’ennesima brutta sconfitta.
L’immagine è quella del bambino che sorregge il cartello con su scritto “Potete vincere? Altrimenti a scuola mi prendono in giro”. Quando l’ho vista ieri sera mi ha fatto sorridere e mi ha fatto tornare un po’ bambino, quando il lunedì mattina spesso non era semplice andare a scuola dopo una sconfitta dell’Inter (stiamo parlando di inizio anni novanta quindi capirete bene il periodo) o un trionfo delle odiate avversarie.

Stanotte pensavo a lui, al fatto che stamattina non sarebbe stato semplice per lui andare a scuola, o che magari, da bimbetto furbo, si sarebbe inventata una qualsiasi scusa per restarsene a casa. In fondo siamo tutti un po’ dei “Filippo” (il nome del bimbo che sorreggeva del cartello), non possiamo negare che il lunedì mattina ha un buon sapore se hai vinto e un pessimo retrogusto se hai perso. La mia collega, per esempio, la domenica sera sa già di che umore sarò l’indomani e, in caso di sconfitta, ha la buona abitudine il lunedì mattina di non rivolgermi la parola per un’oretta se non strettamente necessario.


Essere tifosi nerazzurri non è semplice. Lo so bene io e lo sanno bene chi come me ha avuto la sfortuna di crescere col cuore nerazzurro negli anni ’90 quando l’Inter dei Sosa e dei Bergkamp, dei Ganz e dei Branca (sì, proprio lui) annaspava a metà classifica e il massimo della gioia era vincere 8-2 col Padova. Come scrissi una volta altrove, sono situazioni che ti segnano e che ti condizionano profondamente. Più di quanto si possa immaginare.

Ma probabilmente senza quell’adolescenza orrenda dal punto di vista nerazzurro, non avrei assaporato in pieno il gusto piacevole della vittoria, dei cinque scudetti consecutivi, dei trionfi del Triplete/manita. Trionfare a Madrid non sarebbe stato così bello.
Filippo, stamattina andare a scuola non è stato facile e non lo sarà nemmeno nei prossimi mesi. Ma tranquillo, torneremo a vincere, torneremo ad esultare e torneremo a vedere i tifosi delle altre squadre esporre striscioni come il tuo. Nel frattempo tu non mollare mai e sii sempre orgoglioso di questi colori. FORZA INTER!!!
Entius
venerdì 17 febbraio 2012

Inter-Bologna 0-3: l'Inter la può salvare solo Lourdes

Se prima eravamo in bilico sul baratro, oggi ci siamo caduti dentro e non abbiamo fatto nulla per evitarlo. Ci siamo lasciati andare, molli, senza palle, senza energie, come un corpo morto che si lascia trascinare dalla corrente di un fiume. Di Vaio e Acquafresca sparano i colpi che uccidono definitivamente ogni speranza di questa squadra e, soprattutto, di tutti i tifosi. San Siro non si scompone, non si lancia in proteste scomposte, semplicemente fischia con le poche energie rimaste in corpo dopo un serata del genere, dopo un tour de force emotivo di cinque partite con un solo punto raccimolato, quattro sconfitte, tre contro squadre che lottano per la salvezza. E' troppo, non c'è neanche la voglia di criticare e lamentarsi, solo quella di emettere qualche fischio che, se fosse possibile tradurre in parole, sarebbero macigni su un'Inter che, oggi come oggi, non esiste più.

PRIMO TEMPO - Ranieri opta per un 4-2-3-1 atipico, con Forlan e Faraoni esterni alti. La partita è di una noia mortale. Il Bologna si difende benissimo, non lascia spazi, ma sembra rinunciare ad attaccare e l'Inter pare, sin dall'inizio, non avere i mezzi per creare problemi comunque ad una squadra ben organizzata difensivamente. Il primo squillo arriva solo al 15°, quando, su un calcio d'angolo di Sneijder, Maicon impatta dal centro dall'area piccola il pallone, ma il colpo di testa è centrale, seppur ravvicinato, e Gillet, con un gran riflesso, riesce a parare. Faraoni gioca con generosità, seguendo le strampalate indicazioni tattiche di Ranieri che lo schiera esterno, ma gli chiede continuamente di stringere al centro, mentre Forlan inizia una partita irritante, dove non ne imbrocca una che sia una. Sneijder cerca di caricarsi la squadra sulle spalle, ma si nota la sua irritazione continua e se ci mettete pure che Cambiasso commette più falli che recuperare palloni, avete capito l'andazzo. Non si riesce a vedere un'occasione che sia una su azione ed è solo su calcio piazzato che l'Inter riesce, alla mezzora, a rendersi pericolosa, ancora con Maicon che però, di testa, non mira la porta di poco. Un istante dopo Forlan potrebbe farsi perdonare per la poco brillante prestazione, quando Mudingayi lo lancia involontariamente a tu per tu con Gillet, ma il portiere ex Bari è bravissimo in uscita bassa. A questo punto inizia il dramma: la difesa dell'Inter dimostra tutto ciò che di negativo è stato detto su di lei in queste settimane ed al 37°, su rimessa laterale, sbaglia tutti i movimenti possibili. Lucio va a vuoto su Ramirez che appoggia centralmente a Diamanti, tutti escono su di lui, ma ci si dimentica di Di Vaio che riceve palla sulla destra, evita Nagatomo in scivolata e batte Julio Cesar. Un minuto dopo, incredibilmente, è ancora il Bologna a passare grazie ad un regalo di Ranocchia (stasera una via di mezzo, imbarazzante, tra Materazzi col suo lancio lungo e Sorondo col suo fare da "cosa cavolo ci faccio qui?": Materazzondo direi) che, su una palla lunga, stoppa di petto, ma si dimentica dell'attaccante emiliano che gli soffia il pallone e batte un impotente portiere nerazzurro per la sua doppietta ed il 140° gol personale in Serie A. Uno-due, in due minuti, e l'Inter è ko.

SECONDO TEMPO - Moratti se ne va dallo stadio, snervato. Intanto nessun cambio e l'Inter deve fare il miracolo, ma non ci sono idee, Pazzini è troppo solo e il tecnico romano ha la brillante idea di portare Forlan dietro il Pazzo e allargare a sinistra Sneijder, dove non serve ad una beata fava. La squadra di Ranieri prova a reagire con la grinta, ma c'è disordine ed il Bologna ora si difende solo, cosa che sa fare davvero bene la squadra di Pioli. Di Vaio sfiora il terzo gol al 51°, ma Ranocchia, nell'occasione, è bravo a chiudere. Forlan si diletta a lanciare palloni ai tifosi seduti sugli spalti che, però, non paiono gradire i regali dell'uruguagio che allora, al 59°, potrebbe finalmente farsi applaudire, calciando in rete il pallone servitogli da Nagatomo, dopo una stupenda incursione dalla sinistra del giapponese, ma il suo mancino dall'altezza del dischetto del rigore è praticamente una ciabattata che si spegne morbidamente nei guantoni di Gillet in tuffo. Anche Ranieri, probabilmente, capisce che non va e toglie il numero 9, ma invece che inserire un giocatore offensivo, inserisce Poli. San Siro non gradisce e regala fischi un pò al tecnico, un pò all'ex Atletico Madrid. Il nervosismo dell'Inter è tutto racchiuso negli attacchi di Sneijder che lotta, dà botte e ne prende, ma perde alla fin dei conti sempre palla. Al 67° è ancora su calcio piazzato che l'Inter va vicina al gol, con Ranocchia che prolunga una bellissima punizione dell'olandese, ma ancora Gillet si supera e mette in angolo. Esce anche Faraoni, tra timidi applausi, ed entra Castaignos, che non entrerà mai nel gioco e l'Inter è solo arruffona e non crea nessuna occasione degna di nota, anzi, riesce anche a subire il terzo gol: Acquafresca, che ha sostituito dieci minuti prima Di Vaio, all'85° infinocchia tutta la difesa nerazzurra e con un bel sinistro batte nuovamente Julio Cesar. Il resto è solo l'agonia, l'attesa della fine, non solo della partita.

Sembra assurdo, un incubo: quattro occasioni per gli avversari, tre gol presi. Tredici gol subiti in cinque partite, solo quattro fatti, tutti in una sola gara. Se il problema prima pareva essere solo la difesa ora è, ufficilamente, anche dell'attacco. Ah, e del centrocampo. E, dimenticavo, della gestione tattica. Certo, anche della gestione societaria. Si, insomma, sono tutti colpevoli, tutti. Però, in quell'ossimoro continuo che è la vita, sono anche tutti innocenti, perchè neppure loro, i protagonisti sul campo, stanno ben capendo che cazzo succede secondo me. Serve a qualcosa dire adesso che bisogna riflettere e studiare bene gli errori? Direi di no, servirebbe solo andare a Lourdes forse. Ecco, lunedì magari, mentre si va a Marsiglia, una tappa a Lourdes non sarebbe male, tanto è di strada, tanto ora tutto fa brodo, tanto già ci avete fatto incazzare e peggio di così non può andare.

TABELLINO:  
INTER-BOLOGNA 0-3 (p.t. 0-2)
MARCATORI: Di Vaio al 37’ e al 38’ p.t.; Acquafresca al 40’ s.t.
INTER (4-2-3-1): Julio Cesar; Maicon, Lucio, Ranocchia, Nagatomo; Zanetti, Cambiasso; Faraoni (dal 24’ s.t. Castaignos), Sneijder, Forlan (dal 16’ s.t. Poli); Pazzini. (Castellazzi, Chivu, Palombo, Obi, Zarate, Castaignos). All. Ranieri.
BOLOGNA (4-3-2-1): Gillet; Raggi, Portanova, Antonsson; Garics, Perez, Mudingayi, Morleo; Ramirez (dal 25’ s.t. Kone), Diamanti (dal 13’ s.t. Taider); Di Vaio (dal 31’ s.t. Acquafresca). (Agliardi, Pulzetti, Cherubin, Rubin). All. Pioli.
ARBITRO: Damato (Barletta).
NOTE: ammoniti Diamanti per gioco scorretto, Sneijder per proteste. Recuperi: 2’ p.t.; 3’ s.t.
  
Andrea - Inter Cafè
martedì 14 febbraio 2012

La differenza tra noi..e voi


In un post di qualche tempo fa (A onor del vero), per il quale qualche trinariciuto internauta juventino trovò il modo di offenderci a prescindere, riconoscevamo, seppure ammettendolo con la morte nel cuore (come potrebbe essere altrimenti), che Agnelli, Marotta e Conte stavano facendo un buon lavoro e avevano allestito una buona squadra che data la mediocrità del Campionato Italiano di quest’anno si stava rivelando addirittura vincente.

La squadra di Torino con la maglia a righe comanda adesso la classifica con un minimo margine e viste le disavventure del Milan e il comportamento scellerato del suo migliore giocatore, detiene a questo punto tutte le carte in regola per andarsi a prendere quello che dal 2006 ha rappresentato per tutti quanti loro una vera ossessione: l’agognato scudetto. Per arrivare a giocarsi questa possibilità, il “giovin signore” e chi l’ha preceduto non hanno esitato a investire un qualche centinaio di milioni di euro, in ben più di un’occasione “sputtanandoli” clamorosamente. Si potrebbero citare i 18 mln. per Amauri, gli 11 per Sissoko, i 13 per Thiago Mendes, i 25 per Diego più gli altrettanti per Melo, i 16 per Quagliarella, i 15 per Krasic, i 13 per Elia più i relativi ingaggi dovuti a tutti questi ed altre “fetecchie” minori che non vale neppure la pena perdere tempo a sforzarsi di elencare; tutto questo in aggiunta al pesantissimo sforzo economico operato per la costruzione del nuovo stadio di proprietà, destinato sicuramente ad essere ammortizzato e a ripagarsi nel tempo, ma attualmente da annoverarsi a bilancio fra le uscite “secche”. Basti pensare che per un anno e mezzo la Juve ha dovuto versare ingaggi spaventosi a tre giocatori di fatto inutili come Amauri (3,8 mln netti, il doppio lordi) Iaquinta e Toni e nel caso dei primi due dovrà versarne una buona parte anche per il resto della stagione; per non parlare poi di Del Piero.

Perchè ci soffermiamo su questo aspetto? Tutte le Società fanno degli errori, chi più, chi meno, non meno delle altre quella per la quale facciamo il tifo noi di questo blog, almeno ultimamente; il nostro intento non è certo quello di sminuire i meriti del lavoro di Marotta & Co. Quello che vogliamo sottolineare è semplicemente che il modo di operare della Società bianconera è esattamente quello per il quale tutta Italia e in particolar modo i suoi sostenitori criticavano e sbeffeggiavano ferocemente Moratti negli anni passati, cioè spendere all’impazzata per una miriade di giocatori; tanto ogni una o due operazioni fallimentari se ne azzeccano altrettante proficue, arrivando a costruire in questo modo una squadra di buono o addirittura ottimo livello, seppure spendendo un’enormità di denari. Non c’è mica niente di male, se uno ha la possibilità di farlo in maniera “pulita” senza ricorrere trucchi contabili o fideiussioni false; non appartengo certo alla categoria dei falsi moralisti, ci mancherebbe altro.

Qual è però la differenza che ci preme sottolineare fra la montagna di soldi spesi allora da Moratti e adesso da Agnelli Jr.? La differenza è che il sistema calcio di oggi, seppure con tutte le sue lacune, le sue contraddizioni, le sue le sue storture e la sua sostanziale inadeguatezza consente a chi ha la possibilità e la volontà di investire grandi quantità di denaro di ottenere risultati che giustificano in maniera almeno parziale gli sforzi economici profusi. Quello invece di una quindicina di anni fa nel quale si muoveva il nostro Presidente pur fra errori e ingenuità palesi, no, non lo consentiva: al netto dei suddetti errori almeno un paio di volte (sempre poche rispetto a quanto investito) l’Inter avrebbe potuto e dovuto conquistare almeno il titolo italiano, ma questo non è avvenuto e sappiamo tutti il perché, anche se qualcuno finge di non saperlo o di non ricordarselo più.

E questo ci teniamo a sottolinearlo dopo l’ennesima bordata di "prostituzione intellettuale" seguita alla notifica delle motivazioni della sentenza del Processo di Napoli su Calciopoli, con lo sconcertante Sconcerti a capitanare il drappello di coloro che si impegnano a rivoltarne completamente l’interpretazione, quando da queste si evince invece in maniera se possibile ancora più evidente il totale condizionamento delle compravendite dei calciatori da parte del sistema mafioso messo in piedi dal Lucianone nazionale & Co.; nessuno di questi signori trovava allora anomalo che il figlio di questo signore e il figlio dell'allenatore della Juventus fossero a capo di una Società di procuratori (GEA) che patrocinava gli interessi di circa 300 calciatori e un certo numero di allenatori, ma si ostina a trovare da ridire su una sentenza già scritta prima ancora che iniziasse il tormentone di Calciopoli cinque anni fa.

D'altra parte l'Italia è il Paese nel quale si arrivano a fare due processi ai coniugi di Erba, dove dopo una decina d’anni, scarsi in un caso, abbondanti nell’altro, si mettono in libertà di due fidanzatini di Novi Ligure che programmarono scientificamente di scannare madre e fratello minore; dove alcune persone hanno la faccia tosta di accogliere come un trionfatore un incapace irresponsabile che ha mandato a schiantare un transatlantico dotato di modernissime apparecchiature di controllo contro un'isola ferma lì da una qualche era, mica cent’anni fa contro un'iceberg che è pur sempre un ostacolo mobile; e dove viene messo di fatto in libertà un ex pugile che uscito di casa incavolato ha ammazzato a pugni in faccia una poveretta che aveva l’unica colpa di trovarsi nel posto sbagliato nel momento più sbagliato possibile. L'elenco potrebbe ovviamente continuare all'infinito. Nessuno qui vuole cercare scusanti e giustificazioni, ma solo dare il giusto ordine e peso ai fatti e alle cose; tutti ritenevano un affronto all'etica i soldi spesi da Moratti e nessuno quello che era evidente stesse succedendo nel mondo del calcio; oggi nessuno trova nulla da ridire sui milioni che sta spendendo la Juventus in un momento di crisi economica nel Paese in generale e nel mondo del calcio di conseguenza.

Alla presentazione del nuovo stadio Lei, “giovin signore”, dichiarò: "Alla Juventus vincere non è importante, è la sola cosa che conta". Lo avevamo già capito, signor "monociglio", e non avevamo dubbi al riguardo che dalle vostre parti il fine giustifichi i mezzi: la vostra storia e i vostri tifosi parlano per voi. Permetta a noi dell'Inter di dissociarci da questo postulato: a noi interessa parecchio anche COME si vince. Questa è la differenza fra noi e voi, che almeno in parte spiega anche la differenza di come hanno reso i soldi spesi da Moratti e di come stanno rendendo quelli che sta spendendo lei. Ci dica: ma non dà più soddisfazione vincere regolarmente (più o meno) come avete fatto per tanti anni prima del ’96 e come state facendo ora? Tenete tutti ben presente che a noi questa possibilità è stata negata per una decina d’anni, al di là di tutte le fregnacce dette e scritte, e a dimostrarlo inequivocabilmente ci sono 17 sentenze di tribunali sportivi e penali, mica articoli di blogger o di giornalai prostituiti.

Alex
lunedì 13 febbraio 2012

Inter-Novara 0-1: le pagelle!





Julio Cesar 6 - E' tornata la fase "un tiro, un gol", ma sulla prodezza di Caracciolo può far poco. Visto che l'Airone non segnava dal 1954, adesso toccherà alla moglie l'arduo compito di ricostruirlo psicologicamente.

Zanetti 6 - Schierato come vice-Maicon, il capitano regala una gara di ordinaria amministrazione, senza sbavature nè discese dirompenti. Si è guadagnato la pensione anche questo mese. (scherziamo eh!) 

Lucio 5,5 - "Mi spingo avanti, tanto quel Caracciolo lì non segna manco a porta vuota", avrà pensato sganciandosi all'11' del secondo tempo. Si sbagliava.

Cordoba 6 - 45' di briscola e tresette con Lucio, nella ripresa ripone le carte dietro la porta di JC perchè il Novara qualche volta fa visita da quella parti. Giusto qualche volta, eh.

Chivu 5 - Una sola domanda, alla Josè: "Porque?".

Nagatomo 6 - E' il terzino sinistro più in forma che abbiamo, panchinarlo è cosa buona e giusta. Per il Novara, ovviamente. Quando entra dimostra di valere più dell'esoscheletro di Chivu, ma non basta. 

Cambiasso 5 - Motta prima di andare a Parigi lo ha convinto sui rischi a cui si va incontro correndo. E lui è visibilmente terrorizzato dal farlo.

Stankovic 5,5 - Non gioca da molto, e si vede.

Poli 6 - Chiarito definitivamente il mistero sulla sua esistenza, ora ne abbiamo un altro: perchè esce sempre lui? Tra i più positivi.

Forlan 4,5 - Se fosse stata una gara di tiro al piattello, sicuramente avrebbe dato quel quid in più. Dov'è il giocatore che al mondiale faceva stropicciare gli occhi?

Sneijder 6 - Uomo di maggior classe, nonchè l'unico capace di giocare a due tocchi e pensare veloce: effettivamente, è proprio un problema avere uno così in squadra. Nel finale smonta con una folgore la porta di Ujkani, con il portiere dei piemontesi che è salvo per miracolo.

Alvarez 5,5 - 45' da trequartista assieme a Wesley, poi lascia il posto a Pazzini. Ha piede, spunto, capacità di saltare l'uomo, ma fuori da un contesto tattico stabile fatica anche lui. E parlargli di albero di Natale a Febbraio, lo ha mandato nettamente in confusione.

Pazzini 4,5 - Entra ad inizio ripresa per dare maggior supporto all'attacco ma non si vede praticamente mai.

Milito 5 - Non la vede mai. Contrappasso dopo il poker con il Palermo?

All. Ranieri 4 - Solo io ho l'impressione che non ci stia capendo niente neanche lui? Forlan e Sneijder sono gli esterni del fututo comunque, alla faccia di chi diceva che sul mercato ne andavano comprati un paio. Ha trasformato l'Inter in una squadra camaleontica: con qualsiasi modulo, fa cagare uguale.

Antonio
domenica 12 febbraio 2012

Inter-Novara 0-1: si cade nel dramma

Cracciolo castiga l'Inter: è crisi per i nerazzurri
Finiscono gli alibi, le scusanti, la pazienza. I cori della Nord dedicati alla squadra a fine partita fanno capire il clima che si respira attorno all'Inter: sconforto, delusione, rabbia. Il Novara uccise le ambizioni nerazzurre di Gasperini ed oggi, a San Siro, compie un'impresa e fa precipitare nel dramma sportivo la squadra di Moratti. "Non molliamo, la voglia c'è. Oggi siamo stati sfortunati, è il 13° palo della stagione se non erro, quando gira male non c'è molto che si possa fare" dichiara Ranieri a fine partita. Ma sono parole che rimangono a galleggiare nell'etere, parole senza destinatario, perchè ciò che vuole sentirsi dire oggi l'interista è la verità: abbiamo perso la terza partita in quattro turni, due delle quali contro squadre in zona retrocessione, non è concepibile, non si può dire che la voglia c'è. A questo punto era meglio il silenzio.

PRIMO TEMPO - Ranieri cambia ancora modulo e questa volta si affida ai due trequartisti dietro al solo Milito: Sneijder parte da sinistra, Alvàrez da destra. In difesa niente fiducia a Ranocchia, dentro Cordoba. Ritorna dal primo minuto Stankovic e proprio al serbo è dato il compito di fare girare la manovra nerazzurra, il tecnico romano ha affidato a lui il testimone di Thiago Motta, ma già dall'inizio si dimostra o non in grado o, sicuramente, fuori forma ancora, perchè la maggior parte dei palloni passano dai piedi di Poli, ottimo anche oggi ed unico a salvarsi, e Sneijder che però defilato largo a sinistra non riesce ad esprimere tutta la sua classe, ma Ranieri pare non averlo capito oppure, quantomeno, fregarsene bellamente. Il possesso palla è dell'Inter che però non riesce mai a pungere se non con i tiri da fuori dell'olandese e con le insursioni solitarie di Cambasso e Poli, troppo solo e mal servito invece il Principe. Il Novara attende e riparte, ma non rinuncia mai ad attaccare: Rigoni prende costantemente il tempo a Stankovic nel mezzo del campo e là davanti, Caracciolo, è uno spauracchio per i nostri centrali, visto tutti i gol che ha segnato in carriera all'Inter. Poche vere occasioni nei primi quarantacinque di gioco e l'unica importante cosa da segnalare, oltre ai già ricordati tiri da fuori di Sneijder e compagnia bella ed ai tentativi di attacchi in velocità dei piemontesi, è un rigore negato ai nerazzurri al 35°, per fallo su Poli. Ma recriminare oggi è inutile.

SECONDO TEMPO - Anche questa volta Ranieri cambia in corsa, sostituendo uno scialbo Alvàrez con il febbricitante Pazzini. I primi dieci minuti sono tutte in tinte nerazzurre con i tentativi di Sneijder e Milito soprattutto, che calcia in bocca a Ujkani. Ma, in seguito ad un calcio d'angolo bloccato in presa dal portiere del Novara, parte il contropiede dei piemontesi: la palla giunge nei piedi dell'airone Caracciolo al limite dell'area nerazzurra, controllo di destro e calcio mancino a giro, sul pao lontano. Al 56° minuto il Novara è avanti con uno stupendo gol dell'attaccante che, come ricordato, ama segnare all'Inter. Stankovic prova subito a reagire, ma il suo destro è fuori di poco. Ranieri inserisce Forlàn al posto di Poli, lasciando incredibilmente in campo un Deki chiaramente fuori forma e togliendo invece il migliore del nostro centrocampo, ma il Cacha si mette solo in mostra con tiri da distanze impossibili e pochissima sostanza. Fuori anche Chivu, pessimo e fischiato da tutto San Siro, e dentro Nagatomo, oggi decisamente il miglior terzino in rosa. Incredibilmente però è ancora il Novara a rendersi più pericoloso, al 74° con un tiro da posizione defilata di Rigoni che impegna Julio Cesar, e due minuti dopo, quando il portiere nerazzurro è ancora costretto agli straordinari sulla botta dalla lunga distanza di Morganella. All'80° il fato e Radovanovic paiono voler dare un'ulteriore chance all'Inter: il mediano di Mondonico infatti allontana ingenuamente il pallone dopo che l'arbitro aveva fischiato un fallo per i nerazzurri. E' il secondo giallo ed il Novara è costretto ad affrontare gli ultimi dieci minuti con un uomo in meno. Logicamente questi dieci minuti sono tutti per la squadra di casa, che cerca il gol, ma non c'è niente da fare: all'88° un destro bestiale di Sneijder si schianta sulla traversa e nè Lucio, nè Pazzini sono pronti e lucidi nella ribattuta in rete; ancora Wesley ci prova, ma il suo tiro è sul fondo; al 92° è invece ancora Pazzini ad avere la grande occasione, ma il suo destro è parato, in qualche modo da Ujkani. La partita si chiude con il coro "A lavorare, andate a lavorare!" che si alza dalla Nord.

Mai realmente pericolosi dentro l'area avversaria, troppo traballanti al minimo attacco avversario, poca lucidità nelle poche occasioni avute, squadra messa in campo male e cambi assolutamente incomprensibili. Queste è ciò che rimane dopo questa partita, ovvero un ammasso di macerie di quella che fu una squadra. Quella che pareva essere una crisi passeggera è oggi, definitivamente, una crisi d'identità oltre che di risultati. Serve una cura immediata, una presa di coscienza forte e risoluta, sperando che qualcosa di salvabile ci sia ancora.

TABELLINO

INTER–NOVARA  0-1
Inter (4-3-2-1): Julio Cesar; Zanetti, Lucio, Cordoba, Chivu (dal 70’ Nagatomo); Poli (dal 61’ Forlan), Stankovic, Cambiasso; Snejider, Alvarez (dal 46’ Pazzini); Milito.  All.: Ranieri.
Novara (5-3-2): Ujkani; Dellafiore (dal 14’ Morganella), Garcia, Centurioni, Lisuzzo, Gemiti (dal 64’ Paci); Porcari (dal 46’ Pesce), Radovanovic, Rigoni;  Jeda, Caracciolo. All.: Mondonico.
Arbitro: Russo.
Marcatori: 56’ Caracciolo (N).
Ammoniti: 28’ Porcari (N), 44’ Radovanovic (N), 79’ Morganella (N).
Espulsi: 80’ Radovanovic.

Andrea - Inter Cafè
sabato 11 febbraio 2012

Inter-Novara: i numeri della partita (e consigli per chi scommette)

Inter-Novara, domenica 12/02/2012 alle 15:00
Il Novara non militava nella massima serie italiana da ben 55 anni ed ecco perchè, per trovare i precedenti in campionato tra Inter e Novara ed analizzare i numeri di questa sfida, bisogna addirittura risalire alla stagione 1955/1956. I piemontesi ed i milanesi si sono affrontati, nonostante tutto, ben 35 volte, con un complessivo di 22 vittorie dell'Inter, 7 pareggi e sole 6 vittorie azzurre, l'ultima delle quali è stata ottenuta dal Novara nella sfida più recente, giocatasi in questa stagione, il venti settembre, con un secco tre a uno casalingo che sentenziò anche la fine dell'esperienza in nerazzurro del tecnico Giampiero Gasperini e che tutti noi interisti ricordiamo bene.
Delle trentacinque partite totali tra le due squadre, 17 sono state giocate in casa nerazzurra ed in 4 di queste il nome dell'Internazionale FC fu, per motivi noti, Ambrosiana Inter. In 13 occasioni i nerazzurri si imposero, mentre 2 sono stati finora sia i pareggi che le vittorie del Novara. L'ultima vittoria degli azzurri a Milano è datata 31 maggio 1953 con gol decisivo di Feccia, a campionato però già vinto proprio dall'Inter. 61 sono in totale i gol realizzati, con una media gol a partita decisamente alta, ovvero di 3,5. I gol segnati dalla squadra di casa, l'Inter, sono ben 45, mentre sole 16 volte i giocatori azzurri sono riusciti a segnare. La media gol casalinga dei nerazzurri è, dunque, di 2,64 gol a partita, mentre molto più bassa quella novarese, che non raggiunge nemmeno un gol a partita (0,94). Di queste diciassette partite, in ben 12 occasioni i gol realizzati sono stati almeno tre. Curioso vedere che in ben 4 partite il risultato finale è stato 3 a 1 per la squadra milanese, mentre in 2 occassioni il tabellino finale ha decretato un 3 a 0 ed un 5 a 0.
Il Novara comunque, nonostante la pessima media realizzativa in quel di Milano, non si può dire che sia stata un avversario facile per l'Inter, la quale, davanti al pubblico amico, solo in 7 partite è riuscita a mantenere la propria porta inviolata. Va però anche sottolineato che soltanto 3 volte gli azzurri sono riusciti a realizzare più di un gol alla retroguardia nerazzurra, ottenendo, in queste tre sfide, solamente una vittoria, nel primo incontro in assoluto tra le due squadre, il 7 dicembre 1913, con un 1 a 3. Nelle restanti due occasioni in cui riuscirono a segnare più di un gol alla difesa dell'Inter, l'attacco di quest'ultima realizzò però cinque gol, ottenendo un 5 a 2 ed un mirabolante 5 a 4. Lasciando stare per un secondo il campionato, l'ultima sfida in assoluto giocatasi a San Siro tra Inter e Novara fu disputato in Coppa Italia, nel 1974, ed anche in questa occasione si impose la squadra del biscione con un 2 a 0 targato Nicoli e Boninsegna.
Ora le statistiche sono pronte per essere riaggiornate, domani l'Inter cercherà di mantenere il proprio ruolino di marcia storico, ma il Novara, già una volta, ha interpretato il ruolo di guastafeste e per ricordarlo non serve andare tanto indietro nel tempo.....
Consigli per chi scommette (quote SNAI)
Partita che molti decideranno di mettere nella loro schedina, ma in realtà molto più complicata di quel che può sembrare. Anche stavolta l'Inter è data per favorita, con l'uno quotato 1,25, ma le partite con Lecce e Palermo ci hanno insegnato che non si può mai stare tranquilli e sarà quindi importante fare almeno un pensiero all'X, dato a 5,50, ed al due secco, quotato invece tantissimo, forse troppo, a 11. Come spesso accade, le cose più interessanti, e forse anche più divertenti, saltano fuori giocando con le altre possibili scommesse accettate: da ricordarsi un buon over2,5 dato a 1,63, ma se si volesse osare qualcosa in più, beh, la quota goal a 2,05 è il mio consiglio, anche perchè non è poi così impossibile visto le pessime difese messe in mostra dalle due squadre recentemente. Concludo provando a porre una pulce nell'orecchio a tutti voi scommettitori: il risultato che, statisticamente, s'è più volte ripetutoa Milano tra le due squadre è il 3 a 1. Perchè non provarci allora? La quota a 11 però, in effetti, non rende onore a tanto ardore.

Andrea - Inter Cafè
venerdì 10 febbraio 2012

Un virtual-caffè con...ANDREA PAVENTI (Sky)

Andrea Paventi, dal 2003 lavora a Sky e segue l'Inter
Il sogno di ogni tifoso interista, soprattutto per quelli come noi che scrivono di Inter, è poter seguire giorno dopo giorno, allenamento dopo allenamento, l'evolversi della situazione alla Pinetina. Insomma, il nostro sogno sarebbe fare il lavoro che fa Andrea Paventi per Sky Sport. Più di quindici anni di esperienza giornalistica alle sue spalle, dal 2003, con la nascita della piattaforma satellitare, i nerazzurri sono diventati la sua squadra di competenza, potendo così farci vivere in prima linea, e vivendo lui stesso in prima linea, le emozioni di questi anni di sofferenze e grandi vittorie. Attenzione, seguire giornalisticamente l'Inter non significa essere interisti, ciò va sottolineato, e Andrea l'abbiamo contattato proprio perchè esterno a deviazioni del cuore, ma comunque grande esperto di Inter.

Andrea, tu vivi quasi giornalmente la squadra e l'ambiente di Appiano Gentile. Che aria si respira in questi giorni? Dev'essere bella pesante...
Eh, diciamo che sono giornate di profonda ed attenta analisi, di ricerca di una possibile ripartenza, non solo nei risultati, ma soprattutto mentale e psicologica. Si lavora tanto, si lavora bene, con concentrazione e determinazione.
Come stanno Sneijder e Forlàn?
Bene direi, sono praticamente recuperati, lavorano in gruppo, hanno voglia di tornare ad essere decisivi. Sono due giocatori importantissimi in questa fase per Ranieri e per l'Inter in generale, le speranze di quel "qualcosa in più" da cercare per tornare a fare risultato sono riposte in loro sicuramente. 
Però c'è sempre il problema tattico...
Si, è vero, per come fa giocare la squadra Ranieri la loro collocazione in campo non è affatto semplice. Però ti posso assicurare che uno dei due domenica giocherà. Secondo me più Forlàn che Sneijder, ma è una sensazione.
Beh, è una buona notizia senza ombra di dubbio! Però i veri problemi dell'Inter in queste ultime tre partite sono stati, probabilmente, nello schieramento tattico. Non si è ben capito come Ranieri voglia fare giocare la squadra. Inoltre sta cercando delle soluzione per l'oggettiva crisi in cui è caduta la retroguardia nelle ultime giornate?
Innanzituttto bisogna sottolineare come il 4-4-2 sia, senza alcun dubbio, il modulo più affine alle idee di gioco di Claudio Ranieri, è quello che gli permette di avere maggiore equilibrio e questa Inter aveva davvero tanto bisogno di trovare equilibrio. Chiaro comunque che sta cercando delle alternative perchè nonostante il 4-4-2, nelle ultime partite, in questa settimana nera, ci sono stati dei problemi. Le alternative che sta provando sono il 4-4-1-1 con Sneijder o Forlàn a supporto di un'unica punta ed il 4-2-3-1 che tanto ha fatto bene con Mourinho.
E con che giocatori lo fa il 4-2-3-1 scusa?
Qui sta il problema: Mourinho aveva Pandev ed Eto'o che stavano in un momento di forma incredibile e soprattutto avevano uno spirito di sacrificio encomiabile. Oggi Ranieri non ha questi elementi. Poi va beh, gli uomini ci sarebbero anche, perchè i tre dietro la punta sarebbero probabilmente Alvàrez, Sneijder e Forlàn con in mediana Zanetti e Cambiasso; Faraoni e Nagatomo sono delle alternative; Stankovic a breve sarà nuovamente a disposizione....
Si, ma il problema poi è dietro. Perchè la difesa balla così terribilmente tanto?
A mio parere molto fa la condizione fisica. Nel periodo della "rimonta" di Ranieri la difesa reggeva perchè avevi Lucio e Samuel in formissima.
Sembra di essere tornati alla difesa di inizio stagione di Gasperini...
Lì era diverso però, c'era un'impostazione di gioco differente...
Maledetta difesa a tre!
(sorride) Esatto...quell'interpretazione difensiva la puoi attuare se hai una squadra con gamba, lucidità e, soprattutto, tanta fame. Guarda il Napoli, ha gli esterni, da Dossena a Zùniga a Maggio, che si mangiano il campo. Inoltre pressano altissimi, non danno respiro all'avversario e permettono di tenere sempre la squadra corta per ripartire. Quando attaccano la difesa è a tre, quando vengono attaccati, diventa a cinque. Ranieri ha fatto un lavoro diverso, un lavoro di ritorno alle basi dell'Inter, alle fondamenta, con maggior copertura e una pressione più calcolata. Anche nei giorni migliori i nerazzurri non sono mai stati una squadra bellissima da vedere, ma una squadra robusta, tosta, molto fisica e Ranieri vorrebbe tornare a questi elementi.
La vittoria nel derby è stata costruita proprio su questi mattoni no?
Si, la sfida col Milan è stata l'apoteosi di questa ricerca di equilibrio di Ranieri. Poi c'è stato un calo, netto: tanta fortuna con la Lazio e la settimana nera di Lecce, Palermo e Roma. Adesso c'è subito un'occasione importante per ripartire, Novara e Bologna sono due avversarie abbordabili, inoltre l'Inter giocherà in casa entrambe le partite, l'occasione va colta al volo. Lo sanno tutti, non a caso Moratti ieri era ad Appiano Gentile.
Un'ultima domanda sulla difesa: con Samuel fuori sarà data fiducia a Ranocchia?
Ranocchia deve avere fiducia. E' stato praticamente titolare da quando è arrivato all'Inter un anno fa, poi all'improvviso s'è trovato rilegato in panchina a causa della grande forma di Lucio e Samuel, non è stato facile per lui. Nonostante la pessima prova contro il Palermo non deve essere accantonato, anzi, va aiutato ed il campo è la cosa migliore ora mentre Samuel resterà fuori.
Tornerà l'argentino per la sfida col Marsiglia?
Ci prova, ci spera. Ora quel che serve è solo tanto lavoro differenziato e poi si vedrà nei prossimi giorni quale sarà l'evoluzione. Questi infortuni di solito tengono fuori per un periodo comrpeso tra i 15 ed i 20 giorni, ma va tenuto conto anche di altri fattori: Samuel non è più un ragazzino, nella sua carriera ha subito molti infortuni e quindi il suo fisico potrebbe risentirne in questi casi, inoltre lo staff medico nerazzurro quest'anno sta seguendo sempre la via della cautela, vedi con Milito prima, Sneijder poi e anche con Forlàn. Non lo so, se dovessi dare una percentuale, al momento, direi 50%, non di più.
Senti Andrea, te ne sarai sicuramente reso conto, ma ciò che più fa male agli interisti è l'assenza di progettualità che sembra esserci attualmente, da due anni a questa parte, in casa Inter. C'è un vero progetto?
Quando si parla di progetto bisogna stare attenti e capire realmente che strada si vuole prendere. "Che progetto voglio realmente?" ci si deve chiedere. Per Moratti, sinceramente, non sono mai esistiti progetti a lungo termine, ma neanche medio. Penso che a giugno non si cercherà tanto di progettare, ma di tornare a vincere subito. Comunque io lo dico, Guarìn è un grande colpo eh...
Si, ma è rotto...
E' vero, non gioca una partita dal 4 novembre e probabilmente sarà pronto solo tra fine febbraio ed inizio marzo, ma se torna sui suoi standard è un grande giocatore. Ha piede, ha corsa, ha tiro, è un centrocampista a tutto tondo. Quando ho seguito la Copa Amèrica l'ho notato subito e posso dire che è uno dei giocatori, se non il giocatore, che più mi ha colpito.
E Alvàrez?
Alvàrez è stato un investimento importante, è un ottimo giocatore, però sta facendo tantissima fatica ad ambientarsi. Non è facile, viene da un calcio diverso, inoltre lui giocava anche là diversamente, con molta calma, molto possesso palla...non è facile per lui, ma se riuscirà a trovare una buona condizione mentale, sarà importante.
Comunque è stato pagato, tra un bonus e l'altro, circa undici milioni. Quello che dico e che mi chiedo è: vale ancora la pena andare ad investire in Sud America se poi devi comunque sborsare tutti questi soldi? E' ancora un mercato economicamente valido?
Secondo me c'è ancora l'opportunità di investire bene in Sud America, ma non a livelli alti. Mi spiego: i grandi nomi del Sud America li paghi tanto, forse talvolta più di quello che valgono realmente, ma gli sconosciuti li paghi ancora poco e su questi puoi fare ottimi colpi, vedi quello che fa ogni anno l'Udinese. Chiaro, rischi dei flop, ma comunque hai un investimento contenuto e basta che uno solo diventi e si dimostri un ottimo calciatore per ripagarti l'investimento iniziale e permetterti ancora di guadagnare. A mio parere l'Inter ha fatto una grande operazione con Coutinho. Ritenuto uno dei migliori under 18 in circolazione, fu pagato pochi milioni. Il ragazzo, in termini assoluti, è un ottimo calciatore, il problema è sempre l'ambientamento in un calcio così diverso da quello a cui era abituato.
Inoltre ha un fisico che non lo aiuta.
Verissimo, devono farlo lavorare molto in palestra. Ma attenzione, ciò su cui più si deve lavorare con questi ragazzi è sempre e comunque la testa.
Non c'è il rischio però che poi, "pompandolo" troppo in palestra e facendogli mettere su un gran fisico, si incorra in infortuni cronici tipo Pato?
Il rischio c'è, ma credo che per Pato il problema sia anche psicologico, per questo dico che bisogna lavorare bene e molto sulla testa del giocatore.
Andrea, dunque, in sintesi, cosa ci dobbiamo aspettare da questa Inter?
Non è facile dirlo Andrea, forse anche perchè neppure lo stesso Moratti sa bene come sarà il futuro. Sento parlare di rivoluzioni a giugno...beh, io sinceramente ne dubito. Non credo nella rivoluzione totale, credo che Moratti continuerà a cercare i giusti equilibri tra esperienza e novità. Tutto dipenderà da come finirà la stagione chiaramente, se non arriva la Champions non arrivano nemmeno tanti soldi e sappiamo quanto Moratti stia attento alle finanze dell'Inter in questi ultimi anni. Solo il tempo e Moratti potranno dare una risposta al quesito sul futuro dell'Inter.

Una lunga e bella chiaccherata con Andrea, che ringrazio ancora vivamente per la disponibilità, la gentilezza e la simpatia con cui s'è prestato a noi di Inter Cafè.

Andrea - Inter Cafè 
giovedì 9 febbraio 2012

Sneijder, l'Anzhi e il bivio nerazzurro


Quando il 6 agosto scorso, giorno del derby di Supercoppa Italiana a Pechino, la Gazzetta dello Sport sparò  in prima pagina (con un tempismo quantomeno discutibile) la notizia "Bye bye Sneijder, va al City per 36 milioni", l'avventura del cecchino di Utrecht in maglia nerazzurra sembrava davvero essere arrivata all'episodio conclusivo. Per uno strano gioco del destino, una stracittadina ne aveva bagnato l'esordio il 29 agosto 2009, e un'altra avrebbe dovuto accompagnarne il commiato dopo due stagioni di successi di squadra e soddisfazioni personali.

Nell'ottica di ridimensionamento dei costi sposata dalla società nel post-Triplete, l'agnello sacrificale da offrire sull'altare del Fair Play Finanziario era stato individuato proprio nel trequartista olandese, elemento in rosa con più mercato, e dalla cui cessione sarebbe stato possibile fornire ossigeno puro ad un bilancio provato da anni di investimenti importanti. Sappiamo tutti poi com'è andata: i petroldollari di Kerimov hanno stravolto gli scenari di mercato nerazzurri, e su quell'altare ci finì Samuel Eto'o, con buona pace di chi vedeva ancora nel camerunense lo splendido trascinatore di una squadra in piena transizione.

Fu lo stesso Wesley ad affermare candidamente quanto fosse stato vicino a lasciare l'Inter la scorsa estate, senza troppi giri di parole: "L’estate scorsa l'Inter voleva cedere Eto'o o me, hanno detto apertamente che avevano bisogno di soldi per il FFP e noi rappresentavamo la possibilità di trasferimento più remunerativa. Alla fine è partito Eto'o". Discorso semplice, che non si presta ad interpretazione e sottolinea ancora una volta il "tutti sono cedibili di fronte a offerte importanti" (cit.), leit-motiv della nuova politica nerazzurra di gestione del proprio parco giocatori.

Nel caso specifico di Sneijder, poi, il paradosso è servito. Il fuoriclasse olandese, che dopo la cessione di Eto'o doveva essere la luce della squadra e l'uomo a cui affidare le chiavi del nuovo corso nerazzurro, non è mai stato al centro del "progetto" (occhio al virgolettato..). Equivoco tattico con Gasperini, che nel suo 3-4-3 provò senza risultati a schierarlo come centrocampista prima e come attaccante esterno poi, bacchettato  a più riprese da Ranieri, che lo reputa ancora una sorta di corpo estraneo per il suo altresì rigido 4-4-2, in questa travagliata annata Sneijder si è ritrovato a confrontarsi con idee di calcio che mal si sposano con quello che è il suo ruolo naturale, portandolo a snaturarsi per non turbare equilibri di squadra che non c'erano, non ci sono, e chissà se ci saranno mai.

E qui arriviamo alla notizia che circola da un paio di giorni, ovvero quella dell'interessamento dell'Anzhi (sì, ancora loro) per il trequartista nerazzurro. Il calciomercato russo ha come deadline il 24 febbraio, e per colmare il gap che separa la ricchissima squadra di Makhachkala dai colossi Zenit e CSKA Kerimov avrebbe puntato proprio Sneijder. Chiaramente siamo ancora ai "rumors", e pensare che l'Inter possa privarsi a stagione in corso di un elemento del genere con due competizioni ancora da giocare e un terzo posto in campionato da raggiungere è puro fantacalcio, specie dopo la cessione di Motta che ha già abbassato notevolmente la cifra tecnica della squadra.

Tuttavia, la domanda è legittima: di fronte ad una offerta di 30-35 milioni, Moratti avrebbe la forza di resistere rispedendola al mittente con un "no, grazie", posticipando soltanto di qualche mese il terzo sacrificio in tre anni dopo quelli di Balotelli ed Eto'o? Il bivio che porta ad un ulteriore ridimensionamento, già imboccato a gennaio con il sacrificio del miglior centrocampista in rosa, passa per scelte del genere, e a giudicare da quelle operate dopo la notte di Madrid non mi sento di escludere su due piedi che Sneijder possa lasciare Milano a suon di petroldollari già a febbraio. Ammesso che l'offerta arrivi, ovviamente.

Antonio